Abbiamo già fornito un’overview gerenale del settore telco, ora forniremo un’attenta analisi sul settore delle telecomunicazioni, un settore tra i più sensibili alla trasformazione digitale. Quale è lo stato di salute del settore Telco? Analizzandolo in modo più dettagliato in alcuni suoi comparti emerge un quadro duale, fatto di luci ed ombre, di opportunità ma anche minacce. È in questo contesto che bisogna provare a far ripartire la crescita, imparando da una crisi superata, ma non del tutto.

È noto che il settore delle telecomunicazioni sia uno dei più strategici per qualsiasi Paese occidentale. Del resto, si è sempre individuato un legame importante tra lo sviluppo di questo tipo di tecnologie e il livello di sviluppo di una nazione. Non a caso, quando si parla di telecomunicazioni viene naturale fare riferimento alla terza rivoluzione industriale, che ha portato alla nascita della nostra società così come la conosciamo: veloce, connessa, digitale. Questo è tanto più vero se si considera che buona parte dei cambiamenti che si sono diffusi in tutti gli altri settori sono partiti proprio dal settore telecomunicazioni, o per lo meno è stato uno dei settori che ha funzionato un po’ da “laboratorio” per la sperimentazione di innovazioni applicate poi altrove.

 

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L’importanza di questo particolare segmento di mercato è anche testimoniata dal fatto che progetti e accordi in materia sono stati considerati sensibile, scatenando talvolta non poche polemiche. Si pensi, ad esempio, al caso dell’installazione della rete 5G del nostro Paese e alla portata divisiva che ha avuto la proposta di introduzione di questa nuova tecnologia.

Come si innovano le telecomunicazioni?

Huawei è il gigante cinese delle telecomunicazioni, capace in questi anni di imporsi sul mercato con prodotti concorrenziali sia in termini di costi che di prestazioni effettive. Tuttavia, uno dei business di maggior rilevanza dell’azienda cinese è senza dubbio la fornitura di infrastrutture di telecomunicazione ai vari Paesi occidentali.

Quella salita recentemente agli onori della cronaca è la rete 5G, ovvero una rete integrata ad altissima velocità che può essere utilizzata per la comunicazione mobile, per la connessione a droni, ai sensori, per le auto a guida autonoma e per completare la trasformazione digitale di tutte le infrastrutture pubbliche: dagli ospedali, alla gestione della mobilità cittadina, fino allo smaltimento dei rifiuti e alla sicurezza.

I vantaggi dell’adozione di questa rete sono indubbi. Primo tra tutti la possibilità di scaricare a grande velocità anche file molto pesanti. In secondo luogo, il fatto che si riduca la latenza, ovvero che sono molto ridotti i tempi di attesa tra l’invio di una richiesta ad un server e la ricezione della risposta. Terzo vantaggio è, poi, la possibilità di avere connessi in uno stesso momento molti dispositivi, senza per questo ridurre in modo significativo i tempi di connessione.

A tutto questo si aggiunge il fatto che le infrastrutture Huawei garantiscono una spesa decisamente inferiore rispetto ai propri competitor. Nonostante questo, molti Paesi, tra cui gli Stati Uniti, l’Inghilterra e la Germania, hanno proibito o messo in discussione l’adozione di queste infrastrutture per il rischio che queste presentano in termini di sicurezza e protezione dei dati. Anche perché ogni azienda privata cinese, Huawei compresa, deve avere al suo interno un rappresentante del partito di maggioranza del governo cinese e questo, secondo alcuni servizi di intelligence, potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale di alcuni Stati.

L’Italia non ha seguito gli altri Stati in questo allontanamento e anzi ha rafforzato il legame con la Cina stringendo accordi bilaterali strategici, di cui quello per il 5G è solo l’ultimo esempio – del resto, già da tempo 16 mila uffici postali in tutta la penisola utilizzano per il loro funzionamento la tecnologia Huawei.

Al di là del caso specifico e del fatto che la realizzazione di tali infrastrutture porterà o meno alla concretizzazione di questi rischi, l’esempio serve a dimostrare che il settore telco è un settore complesso, inevitabilmente “duale”. A fronte delle tante opportunità che questo settore offre, infatti, esso presenta altrettante contraddizioni che lo pongono, come si vedrà, in una situazione quasi contraddittoria.

Per iniziare, basta guardare la struttura di tale mercato. Nonostante sia un settore che potrebbe avere grandi margini di sviluppo e una buona capacità di innovazione, possiede degli aspetti che lo rendono molto rigido.

Ad esempio, presenta delle notevoli barriere all’ingresso, poiché i network di telecomunicazione tradizionali, per funzionare, richiedono delle infrastrutture molto costose che devono essere installate capillarmente sul territorio e costantemente modernizzate. Per questa ragione, i player che operano nel mercato sono pochi e di grandi dimensioni, con una notevole capacità di spesa, cosa che li rende molto longevi o comunque più portati a fondersi piuttosto che a sparire dal mercato. Ciò li ha resi impermeabili ai cambiamenti ed è per questo che gli stessi sono entrati in crisi, non tanto con l’avvento di internet e della telefonia mobile, quanto con il sopraggiungere di competitor digitali più agili, agguerriti e capaci di fornire servizi decisamente customer-oriented senza per questo essere vincolati ad una logica IRR basata sui ricavi.

Dunque, sebbene sia un ambito che pure si presterebbe molto a sfruttare la trasformazione digitale, nella realtà dei fatti questo non è avvenuto e le aziende più tradizionali sono riuscite solo parzialmente a cogliere tali opportunità, preferendo all’innovazione una politica dei prezzi che le ha portate a cannibalizzarsi tra di loro. Cosa, peraltro, che ha avuto come unico risultato quello di aggravare una situazione del settore già abbastanza critica.

Il settore telco è in crisi?

Un altro aspetto peculiare del settore Telco, come anticipato, è il fatto che nonostante le potenzialità di cui si è detto, da diverso tempo le aziende che operano in tale ambito si trovano a dover gestire un lungo periodo di crisi.

Stando, infatti, a quanto riportato nel Report Experian 2022, è stato rilevato come il 66% dei provider di telecomunicazioni sia concentrato su crescita dei ricavi, trasformazione digitale e migliore prevenzione delle frodi, mentre per il 55% la priorità sia rappresentata dall’accelerare il tempo di decisione nei processi di onboarding dei clienti.

La chiave per raggiungere questi obiettivi sarà il modo in cui i fornitori useranno i dati, con il 66% che sta esplorando tipi di dati non tradizionali, come quelli provenienti dall’open banking. Inoltre, due terzi delle aziende (66%) si stanno concentrando specificamente su un utilizzo migliore dei dati interni per migliorare le prestazioni operative. Un potenziale elemento di criticità, al contrario, è la mancanza di capacità di identificare e indirizzare i clienti potenziali, messa in luce dal 29% del totale degli intervistati in EMEA, il 38% in Italia.

Questo ha posto l’attenzione sulla sostenibilità economico-finanziaria di un ambito di sviluppo così strategico per il nostro Paese. Ci sono stati, infatti, anche dei riflessi sui lavoratori del settore. Ad esempio, Vodafone quest’anno ha presentato ai sindacati un piano industriale che comporterà il taglio di circa 1130 unità nel contesto di “una revisione dell’organizzazione e una radicale semplificazione del modello operativo per continuare ad investire, garantire la sostenibilità futura e tornare a crescere”.

Dalla crisi… numerose opportunità

Ma questa crisi è davvero irreversibile come sembra o ci può essere una via d’uscita? Ovviamente si, anzi i periodi di maggiore difficoltà sono quelli che offrono le occasioni migliori per crescere. Innanzitutto, perché negli ultimi anni ci sono stati alcuni segnali positivi, che fanno presagire un timido miglioramento della situazione, a condizione di essere capaci di coglierli, ovviamente.

È quello che emerge, ad esempio, dallo studio di Valebo che ha esaminato il valore di scambio delle azioni nel settore telecomunicazioni mostrando che tecnologia, media e telecomunicazioni sono i tre settori che fanno crescere le aziende quotate in Italia. È stato, infatti, rilevato che i titoli delle aziende del settore delle TMT commercializzati sui mercati europei hanno registrato un aumento diffuso, con valutazioni capaci di superare la soglia di 20 volte il margine operativo lordo. Questo significa che da parte degli investitori c’è una certa recettività, che deve essere assecondata e trasformata in “benzina” per far ripartire l’intero settore.

Non solo. Ci sono anche dei segmenti di business che si dimostrano particolarmente vitali e che danno segnali di ripresa positiva.

Sempre nello stesso report, è rilevato che più della metà delle aziende di telecomunicazione ha visto un aumento delle richieste sia da parte di clienti nuovi sia di quelli esistenti e un incremento del valore ARPU (Average Revenue per Unit). L’Italia vanta risultati particolarmente elevati sotto questo aspetto: il 62% degli intervistati ha visto un aumento delle richieste da parte di nuovi clienti, il 59% da clienti esistenti.

Tuttavia, le metriche di costo sono più complesse: il 78% riporta livelli costanti o aumentati di crediti inesigibili, mentre il 67% dichiara che le frodi sono rimaste costanti o addirittura aumentate. L’Italia ha la più alta percentuale di intervistati che segnalano livelli aumentati o statici di perdite da frode (85%). Scomponendo le risposte italiane, la percentuale che segnala un aumento dei livelli di frode (47%) e la percentuale che indica livelli statici di frode (38%) sono rispettivamente il più alto e il secondo più alto in EMEA.

La crisi delle Telco non si può considerare del tutto superata. Il settore, infatti, continua a presentare una conformazione duale, per cui ad ogni segnale positivo corrisponde un trend di segnale opposto a cui fare fronte. Si pensi, ad esempio, a quanto detto circa la crescita della rete fissa. Alla crescita di questo segmento, ha fatto da contraltare una diminuzione dei volumi delle linee “human”, oltre ad una riduzione della spesa in device mobili – smartphone sopra di tutti – anche a causa dell’abbassamento costante dei prezzi.

Questo però non deve però scoraggiare i player presenti sul mercato, specialmente quelli europei. Al contrario deve spingere gli stessi ad essere più recettivi rispetto alle nuove tendenze, chirurgici nello scegliere dove e quanto investire e anche aggressivi sul piano delle strategie di mercato. Anche perché, a ben vedere, gli attori europei possono contare su competenze di altissimo livello, che permettono loro di competere ad armi pari con i colossi stranieri.

Riprendendo il tema del 5G con cui abbiamo aperto l’articolo, un recente report di Bird&Bird – studio legale internazionale specializzato in brevetti e tecnologia – ha dimostrato che la gara alle reti integrate superveloci è ancora aperta e che l’Europa può ancora dire la sua grazie al fatto che il vecchio continente svolge ricerche di qualità con ottimi risultati.

Quello che manca, forse, è un po’ di lungimiranza normativa da parte dei regolatori europei, che devono mettere i fornitori nelle condizioni di esprimersi al meglio delle loro possibilità. Se alla capacità di cambiamento e adattamento dei secondi si accompagnerà un intervento armonico ed efficace dei primi, l’intero settore potrà tornare a diventare il motore trainante dell’economia e della società.