L’economia circolare è un approccio sistemico allo sviluppo economico progettato con lo scopo principale di salvaguardare l’ambiente, creare benessere per la società e offrire opportunità di crescita sostenibile per l’impresa. In contrasto con il modello lineare “estrai-trasforma-consuma-spreca”, un’economia circolare è progettata per autorigenerarsi ed è tesa a separare gradualmente la crescita dal consumo di risorse limitate.
Come vedremo, un’economia circolare rental, che privilegia cioè una particolare forma della cosiddetta sharing economy, si concentra su un altro passaggio non meno cruciale, quello che sposta la prospettiva di aziende e istituzioni dal prodotto al servizio. Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma che ha subito una notevole accelerazione in seguito all’adozione di massa delle tecnologie digitali.
L’economia circolare mira inoltre a riprogettare il ciclo dei rifiuti e nel farlo introduce una differenziazione rigorosa tra componenti di consumo e componenti durevoli di un prodotto. Attraverso il modello di business del rental l’economia circolare contribuisce ad attualizzare una trasformazione altrettanto significativa: sostituisce il concetto di consumatore con quello di utente.
L’economia circolare: perché non può più essere rimandata
Sulla Terra oggi convivono più di 7 miliardi e mezzo di persone. Nel 2050, saremo quasi 10 miliardi, a competere per il consumo di risorse (che non sarebbero sufficienti neanche se avessimo a disposizione altri tre pianeti da sfruttare). Ogni anno l’economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa. Di queste, appena il 9% sono riutilizzate. Solo nell’Unione europea le tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno sono 2 miliardi e mezzo.
La transizione verso un’economia circolare – alternativa all’attuale modello economico lineare che si è dimostrato largamente insufficiente – non può più essere rimandata. A marzo 2020 la Commissione europea ha presentato alcune proposte che spostano ancora più avanti il discorso sulla progettazione di prodotti sostenibili, sulla riduzione dei rifiuti e sull’empowerment dei cittadini-consumatori attraverso, per esempio, il “diritto alla riparazione” (fonte: Parlamento Europeo).
La preoccupazione per un sistema economico e produttivo che non riesce più ad autosostentarsi non è solo delle istituzioni internazionali e del mondo delle imprese ma si riflette nelle scelte che tutti noi siamo chiamati a fare ogni giorno. Secondo una recente analisi realizzata da PwC insieme a Centromarca e IBC, i consumatori tenderebbero a scegliere sempre più alternative salutari e responsabili, guidati da valori etici che ne influenzerebbero le decisioni d’acquisto: packaging eco-friendly realizzati evitando la plastica; disponibilità a pagare un prezzo più alto per prodotti a km zero ed ecosostenibili; attenzione alla provenienza e all’intera filiera (fonte: Italiacircolare.it).
L’Italia guida la classifica europea della produzione circolare
L’Italia conserva tra le principali economie dell’Unione europea la medaglia d’oro per l’economia circolare, come dimostrano queste statistiche:
- la quota di riciclo complessiva è del 68% a fronte di una media europea del 57%
- il tasso di uso circolare di materia è 19,3% (la media europea dell’11,9%
- ogni kg di risorsa consumata corrisponde a 3,3€ di PIL (media europea: 1,98 €)
- gli impiegati nel settore dell’economia circolare sono 519 mila (l’1,71% del totale dell’occupazione)
È una situazione di cui possiamo andare giustamente orgogliosi ma è necessario mantenere alto il livello di guardia (fonte: Circular Economy Network).
Un’economia progettata per autorigenerarsi: dal consumo all’uso
Negli ultimi anni, con la crescente attenzione rivolta alla sostenibilità delle risorse e dell’ambiente, l’economia circolare è diventata un argomento sempre più popolare nel mondo accademico, in quello aziendale e in ambito politico. In contrasto con il tradizionale modello economico lineare “estrazione-produzione-consumo di risorse-smaltimento”, l’economia circolare presenta un ciclo e un flusso di produzione chiusi, a sottolineare che i prodotti dovrebbero essere utilizzati in modo efficiente e riciclati alla fine del loro ciclo di vita. Il senso profondo dell’atto del consumo assume un respiro più ampio, sfugge all’accezione puntuale di un agire distruttivo e definitivo e viene proiettato invece in un eventuale – e distante – orizzonte temporale.
Questa considerazione ci porta a riflettere su una distinzione, non solo terminologica ma di sostanza, che per il discorso che stiamo qui affrontando ci sembra particolarmente interessante, e cioè quella tra consumatori e utenti. In un’economia circolare, i materiali biologici sono gli unici che possono essere considerati materiali di consumo, mentre gli strumenti tecnologici non sono consumati ma più propriamente utilizzati. Per questo è inesatto dire che consumiamo i nostri elettrodomestici o i nostri mezzi di locomozione nello stesso modo in cui consumiamo il cibo. È una distinzione sottile, ma importante, perché ci aiuta a inquadrare in modo diverso la nostra relazione con gli oggetti e i servizi.
È una distinzione che solleva anche una serie di interrogativi che ruotano attorno al bisogno di possedere i prodotti, o meglio, che ruota attorno alle forme tradizionali in cui sperimentiamo questo bisogno di possesso.
“Che vantaggio ricaviamo infatti dal possedere un trapano quando abbiamo solo bisogno di fare dei buchi nel muro per appendere un quadro? È l’accesso al servizio fornito da un prodotto che è importante, piuttosto che il prodotto stesso. Comprendere questo cambiamento di mentalità pone le basi per effettuare praticamente il passaggio dalla nostra economia lineare a quella circolare.” (Fonte: Ellen MacArthur foundation).
Le soluzioni circolari offrono nuovi modi per coinvolgere creativamente i clienti. Nuovi modelli di business, come affitti o contratti di leasing, stabiliscono relazioni a lungo termine, poiché moltiplicano il numero di touchpoint nel corso della vita di un prodotto. Questi modelli di business offrono alle aziende un’occasione straordinaria: la possibilità di acquisire informazioni uniche su pratiche di utilizzo e consumo ricorrenti che a loro volta possono essere usate per ottimizzare i processi delle organizzazioni, in un circolo virtuoso che va progressivamente a potenziare i prodotti, migliorare i servizi e aumentare la soddisfazione del cliente.
Il Rental facilita la transizione ad un’economia circolare
La messa a disposizione responsabile delle risorse è il fulcro di una consapevole attività di noleggio, che consente un uso più efficiente delle attrezzature, e riduce la domanda di risorse non rinnovabili, in linea con il pensiero strategico dell’economia circolare.
L’economia circolare rental promuove un tipo di approccio incentrato sulla sostenibilità che mira a rafforzare l’attenzione a lungo termine sull’uso responsabile dei prodotti da parte dei clienti e su modalità innovative di trasporti, logistica e approvvigionamento. È anche un tema di etica aziendale che si riflette nelle iniziative per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, nella riduzione dell’impatto ambientale e nell’assunzione di un ruolo attivo nelle comunità in cui l’organizzazione opera.
I benefici della transizione: per le aziende, in primis
Se facciamo l’esempio di un ambito in cui i capisaldi della Circular Economy stanno sempre più trovando applicazione, e cioè quello industriale e manifatturiero, i quattro elementi chiave sui quali insiste una economia circolare rental – ma che possono valere in generale per qualsiasi comparto economico – sono i seguenti:
- la sostituzione del concetto di consumatore con quello di utente,
- la graduale eliminazione di combustibili non rinnovabili,
- l’approvvigionamento sostenibile,
- l’aumento della durata delle unità a noleggio.
Questi principi cardine dell’economia circolare rental sono perfettamente coerenti con la filosofia su cui si fonda il modello economico circolare, e una volta resi operativi si inseriscono in un flusso virtuoso facilitando concretamente la transizione all’economia circolare, con un beneficio di cui godono in primis le aziende. Se passare a una economia circolare significa infatti usare minori quantità di risorse vergini e più materiali riciclati, allora l’azienda potrà guadagnare una posizione di maggiore solidità:
- sarà meno esposta a prezzi delle materie prime sempre più volatili,
- aumenterà la sua resilienza rispetto ad agenti sistemici esterni. La minaccia di interruzione delle catene di approvvigionamento in caso di disastri naturali o squilibri geopolitici si riduce perché gli operatori decentralizzati forniscono fonti di materiali alternative.
Pratiche commerciali e pratiche di consumo nel Rental
Le pratiche commerciali del Rental non solo sono conformi agli obiettivi e ai principi dell’economia circolare, ma allargano i confini della sua area di applicazione.
Da un lato migliorano l’utilizzo del prodotto e ne prolungano la durata attraverso l’uso condiviso tra più utenti. Dall’altro fanno sì che le attività di consumo siano sempre più integrate nel processo produttivo e nell’intero ciclo di vita del prodotto contribuendo alla formazione di un continuum che procede senza soluzioni di continuità dal consumo sostenibile alla produzione sostenibile e, di nuovo, in direzione opposta.
Grazie a questa bidirezionalità, resa possibile dalle tecnologie digitali a un livello mai sperimentato finora, i brand che adottano l’economia circolare rental come modello di business, sono in grado di sfruttare i dati provenienti dall’interazione con il cliente per abilitare un sistema di raccomandazioni personalizzate all’interno di una customer experience più diretta, partecipata e trasparente.
(Fonte: How Does the Collaborative Economy Advance Better Product Lifetimes? A Case Study of Free-Floating Bike Sharing, Shouheng Sun)
Il ruolo della ricerca e delle tecnologie nella promozione dell’economia circolare
L’economia circolare è dunque “un’economia progettata per essere riparatrice e rigenerativa, che tende a mantenere nel tempo prodotti, componenti e materiali in uno stato di massima utilità e massimo valore” (fonte: The Ellen MacArthur Foundation Growth Within: A Circular Economy Vision for a Competitive Europe).
Possiamo sintetizzare così i tre fattori che determinano il valore dell’economia circolare:
- aumento dell’efficienza delle risorse,
- allungamento della durata dei prodotti,
- aumento del numero dei cicli di vita di ciascun prodotto (dove ogni ciclo passa attraverso molteplici fasi di riutilizzo, rigenerazione e riciclo).
Per ciascuno di questi tre fattori l’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica hanno giocato negli ultimi anni un ruolo fondamentale.
Le scoperte nello studio dei materiali e gli avanzamenti nelle tecnologie di produzione (pensiamo ad esempio a quanto sta avvenendo nella cosiddetta industria 4.0) hanno messo a punto soluzioni per prolungare la riutilizzabilità e la durata dei prodotti.
L’Internet of Things e i Big Data consentono di fornire manutenzione preventiva e predittiva, di monitorare e tenere traccia dell’attività del prodotto, di aggiornarlo e ottimizzarne l’utilizzo, di migliorarne la rigenerazione e il rinnovamento per posticipare la fine del suo ciclo di vita.
Digitalizzazione e sharing economy: la forza trainante dell’economia circolare
Inoltre, con il rapido sviluppo delle tecnologie dell’informazione e dell’informatica, le piattaforme digitali rendono possibile per i modelli economici emergenti una comunicazione capillare e bidirezionale e funzionalità interattive prima inimmaginabili.
Tra questi modelli, che grazie alla digitalizzazione stanno diventando una forza trainante per l’economia circolare, i più notevoli sono quelli che fanno capo alla sharing economy – tra cui spicca quello della economia circolare rental.
L’economia collaborativa, detta anche “economia della condivisione” o “consumo collaborativo”, fa riferimento al temporaneo e collaborativo utilizzo di prodotti e servizi. Enfatizza il consumo basato sull’accesso a prodotti e servizi in situazioni d’uso specifiche e limitate nel tempo, piuttosto che il tradizionale consumo orientato alla proprietà.
Tecnologie digitali per la circular rental economy: da consumatori a partecipanti
La digitalizzazione sta trasformando le nostre economie, la nostra società, la relazione con le aziende. È progettata per affrontare le complessità. Ci offre la possibilità di interpretare, gestire e condividere enormi quantità di dati, per:
- migliorare la conoscenza, la connessione e la condivisione delle informazioni,
- aumentare la consapevolezza degli utenti, brand e consumatori,
- facilitare collaborazioni e partnership lungo tutta la catena del valore.
Soprattutto, la digitalizzazione crea le condizioni per progettare e far funzionare modelli di business, prodotti e processi più circolari e dunque sostenibili, capaci di cambiare radicalmente il modo in cui progettiamo, produciamo, utilizziamo, riutilizziamo, ripariamo e infine gestiamo il fine vita dei beni di consumo (compreso il riciclo).
Uno di questi modelli economici circolari – che si è dimostrato particolarmente capace di incorporare l’innovazione tecnologica – è sicuramente il Rental. Al cuore del suo successo sta la capacità di cogliere e assecondare anche un’altra trasformazione epocale, quella che vede i consumatori diventare partecipanti attivi e co-creatori di conoscenza.
(Fonte: The circular economy: going digital, European Policy Centre)
Economia circolare e rental: un modello di business dal grande potenziale
Al centro della rental circular economy c’è dunque un modello di business che possiede un grande potenziale: consente un uso più efficiente delle risorse (attrezzature, materie prime, competenze…) e facilita la transizione verso un’economia circolare.
Una delle sue caratteristiche chiave è la ridefinizione del concetto di sostenibilità, che conservando il suo significato ideale di armonia ed equilibrio ecologico, viene arricchita di una dimensione centrale per il business: la capacità di contribuire a un aumento della produttività attraverso la riduzione di quei costi che derivano da attività ad alto impatto negativo ambientale e sociale.
Per questo potremmo forse definire l’economia circolare rental come un modello sotto alcuni aspetti disruptive. Non tanto perché introduce tecnologie innovative, ma perché modifica in modo strutturale il sistema di valore alla base della cultura d’impresa: dal prodotto al servizio, come abbiamo dimostrato. E dal prodotto al consumatore.