La fine di questo anno, il primo quasi post-pandemico, segna per molti settori un momento fondamentale di svolta: anche per il settore banking. Per questo motivo iniziare adesso a parlare di banking trend per il 2022 non è certo fuori luogo. Anche perché conoscerli e valutarli in anticipo significa prepararsi in modo adeguato alle sfide che giungeranno nei prossimi anni.
Molte di queste, tra le altre cose, trovano i loro presupposti proprio nelle trasformazioni che sono avvenute in quest’anno e, dunque, possono in qualche modo essere “previste”. Ciò non toglie, ovviamente, che il solco dei cambiamenti che si sono individuati potrebbe cambiare, visto che il futuro presenta non pochi profili di incertezza, trasversali alla società e a ogni area economica e produttiva.
Questo è tanto più vero per un settore come quello bancario, che vede davanti a sé delle sfide notevoli, destinate probabilmente a cambiarlo o comunque a modificarlo radicalmente in alcune delle sue parti “vitali” e più centrali.
D’altro canto, il settore bancario è destinato nei prossimi anni a giocare un ruolo chiave, ancora di più che in passato – se è possibile – visti i nuovi assetti economici e sociali del mondo: non è da escludersi che sia proprio il banking l’ambito economico dove, in misura molto maggiore che altrove, si implementeranno le applicazioni più interessanti di alcune delle tecnologie più potenziali che si sono sviluppate negli anni passati.
Detto questo, prima di partire con la lista dei 5 principali banking trend per il 2022 occorre avere una visione di insieme sul settore, così da avere chiaro da dove si parte e da capire meglio dove si potrebbe arrivare.
Il settore banking dopo il Covid: qual è la situazione attuale?
Questi mesi rappresenteranno un periodo particolarmente delicato per l’intera economia e in particolare per il settore bancario, che inaspettatamente ha trascorso la fase del covid meglio di altri comparti del mercato.
Messo sotto stress dalle contingenze, in realtà, il sistema bancario ha retto bene all’urto anche grazie all’intervento delle autorità nazionali e internazionali che hanno approvato delle misure di politica fiscale e monetaria espansive, così da dare forza e sostegno ai redditi delle imprese e delle famiglie e liquidità ai mercati.
Questo ha fatto sì che l’anno scorso la posizione patrimoniale del settore bancario si sia ulteriormente rafforzata e che addirittura nella seconda metà dell’anno scorso i prestiti alle imprese siano aumentati di circa 58 miliardi di euro, mentre quelli alle famiglie, che si erano ridotti, sono invece rimasti nel complesso stabili.
In sostanza, la crisi indotta dalla pandemia ha avuto delle conseguenze sulle banche italiane piuttosto limitate, visto che sorprendentemente molti indicatori sono migliorati, come quello della solidità patrimoniale o della qualità del credito (che può ritenersi soddisfacente, anche se resta presente il rischio di un aumento dei crediti deteriorati in questa seconda fase) o della liquidità a disposizione degli istituti.
A parte, dunque l’indice relativo alla redditività, che è stato registrato in declino a causa dell’aumento delle rettifiche su crediti, si può dire che la situazione sia positiva.
Tuttavia, ciò non significa che sia il momento di cantare vittoria, anzi!
Come fa notare bene Milano Finanza: “In questo quadro, secondo gli esperti, il settore bancario, dopo aver resistito a un crollo del pil tra i più drastici della storia, si gioca fino al 25% dei suoi ricavi (160 miliardi di euro), mentre si prepara a contribuire al superamento delle nuove sfide portate dalla pandemia”. (fonte: Milano Finanza).
Come vedremo, parte di queste sfide corrispondono proprio ai banking trend da tenere d’occhio per l’anno prossimo. E questo perché, come ha ben notato Il Sole 24 Ore: “La pandemia è destinata ad avere effetti di lungo periodo sull’organizzazione delle banche […], accelerando dinamiche di trasformazione già in atto”.
Non essendo impermeabile, anche il comparto del banking dovrà quindi fare i conti con un ripensamento generale della propria organizzazione, del proprio business e di molto altro.
Quali saranno i banking trend del 2022?
Il primo banking trend: ripensare al lavoro
Può sembrare scontato, ma uno dei trend più importanti che il mondo bancario dovrà affrontare a quello legato alla propria organizzazione interna e, in particolare, quella dei propri lavoratori.
Anche le banche, infatti, dovranno ripensare attentamente a come impostare il lavoro e i propri flussi interni, visto che lo smart working è destinato a restare un modello ancora attuale se non addirittura privilegiato da molte realtà.
Senza considerare che, in molti casi, sono gli stessi dipendenti a richiedere di mantenere lo smart working anche parziale, avendo sperimentato un’alternanza tra lavoro e vita quotidiana sotto molti aspetta più conciliabile con la vita domestica e familiare.
Uno degli istituti che sta guidando questa transizione e sta immaginando concretamente un nuovo modo di concepire il lavoro è niente meno che Unicredit, che sta implementando un progetto pilota per permettere “un lavoro ibrido sostenibile”, così come ha dichiarato il group operating officer della banca, Ranieri de Marchis.
Nel concreto, questo potrebbe significare la possibilità di stabilire due giorni a settimana di smart working per il personale amministrativo, mentre uno solo a settimana per i dipendenti delle filiali.
Una scelta del genere ha chiaramente un impatto notevole da molti punti di vista.
Il primo riguarda i costi: ridurre i posti di lavoro “fisici” ha evidentemente una ricaduta positiva sui conti, poiché si può pensare, nel tempo, di diminuire i costi legati alle filiali fisiche, magari chiudendone alcune e convertendole al digitale. Il secondo aspetto è invece legato al funzionamento effettivo e allo svolgimento delle task.
Si farà sempre più necessario individuare delle soluzioni digitali, che permettano di gestire, anche in modo accentrato, i flussi e che soprattutto garantiscano il massimo della sicurezza.
E questo ci porta a parlare del secondo banking trend per il 2022.
Il secondo banking trend: l’operatività si fa digitale
Ancora di più dopo la pandemia, la trasformazione digitale nel settore bancario vedrà un’accelerata che porterà tutti gli operatori del settore ad adottare determinate soluzioni innovative, che diventeranno col tempo la normalità.
Ad esempio, si andrà sempre di più verso una gestione documentale dematerializzata, in cui l’intera organizzazione dei flussi prevedrà la produzione, lo scambio e l’archiviazione di documenti digitali. Questo comporterà la necessaria adozione di tecnologie che rendano tutto questo possibile in modo efficace ed efficiente.
Uno di questi è senza dubbio il cloud, che da un lato permette di mantenere una centralizzazione distribuita della gestione documentale, nel senso che tutti gli operatori autorizzati potranno avere accesso ad un archivio diffuso a livelli diversi a seconda del ruolo e delle attività da svolgere.
Tra l’altro, da quando i dubbi relativi alla sicurezza sono stati superati e i sistemi di migrazioni si sono fatti più semplici e rapidi, molti dei dubbi relativi al cloud sono caduti anche a fronte di indubbi vantaggi economici.
A proposito di sicurezza, che è uno dei temi più importanti quando si parla di trasformazione digitale del settore bancario, specialmente vista la robusta svolta verso la dematerializzazione che è prevista nei prossimi anni, un’altra soluzione digitale che gli istituti bancari non potranno fare a meno di implementare è senza dubbio la Blockchain.
La Blockchain è una “tecnologia innovativa basata sul concetto di consenso distribuito nella validazione delle transazioni di scambio e negoziazione e su un registro immodificabile di queste transazioni, grazie all’utilizzo di funzioni matematiche, avanzati algoritmi di crittografia e alcune applicazioni legate alla teoria dei giochi”.
Poiché permette la disintermediazione dei sistemi economici grazie alla specifica configurazione in nodi paritetici di cui sono titolari soggetti indipendenti e al meccanismo di consenso su cui si basa, la Blockchain appare uno degli strumenti più interessanti e verso cui si dirigeranno tutti gli operatori del settore per poter svolgere in piena sicurezza parte delle transazioni e per gestire i documenti più importanti.
Il terzo banking trend: si digitalizza la banca, si digitalizzano anche i servizi
Un altro trend particolarmente rilevante riguarda il rapporto con i clienti e le tipologie di servizi che si offriranno agli stessi.
Ormai i consumatori si sono abituati a svolgere gran parte delle attività online, in molti casi direttamente dallo smartphone e questo li ha resi particolarmente esigenti rispetto alla customer experience che si aspettano di ricevere.
Una delle caratteristiche che questa experience deve avere necessariamente è la disintermediazione: sempre più spesso, infatti, la digitalizzazione spinge gli utenti a voler “fare da soli” per svolgere determinate azioni, interpellando un operatore solo se necessario.
Da questo punto di vista il settore bancario non fa eccezione, anzi: è stato stimato, infatti, che in Italia ci sarà un aumento di sette punti percentuali dei cosiddetti clienti self-direct (ovvero quelli che ricercano e scelgono prodotti e servizi in autonomia) entro il 2022 (fonte:Deloitte).
Per questo, il settore bancario dovrà trasformarsi di conseguenza: occorrerà costruire portali online che permettano di svolgere molte azioni in maniera semplice e autonoma; allo stesso modo bisognerà prevedere di sviluppare soluzioni mobile-friendly, così da permettere ai clienti di gestire i propri conti con un semplice tap sullo smartphone.
Allo stesso modo, occorre ripensare anche al concetto stesso di customer care, che non può essere più assolto dagli sportellisti, ma deve attivarsi su richiesta dell’utente in modo reattivo ed efficiente, anche sfruttando supporti non umani. E qui si passa ad un altro trend.
Il quarto banking trend: sempre più spazio all’Intelligenza Artificiale
Se la banca si digitalizza e lo stesso fanno i servizi che vengono offerti è ovvio che anche parte delle relazioni con i customer debbano digitalizzarsi per essere efficienti e soprattutto per essere all’altezza delle aspettative degli stessi clienti.
Per fare questo è necessario implementare l’Intelligenza Artificiale, che ha diverse applicazioni molto interessanti per gli istituti di credito.
Il primo di questi è, appunto, il customer service, che può essere gestito direttamente attraverso ilmachine learning, che è “un sottoinsieme dell’intelligenza artificiale (AI) che si occupa di creare sistemi che apprendono—o migliorano le performance—in base ai dati che utilizzano” (fonte: Oracle), per creare i cosiddetti chatbot intelligenti.
Esistono ormai tanti esempi di assistenti di questo tipo, che sono in grado di accompagnare e aiutare i clienti nelle operazioni bancarie da fare sulla piattaforma, ma soprattutto di tracciare i comportamenti degli utenti stessi in modo da imparare e prevedere in un secondo momento le loro stesse domande.
Ma le applicazioni di questo tipo di tecnologia sono molte altre, ad esempio quelle per la sicurezza.
Il machine learning è capace di processare una grande quantità di dati e di imparare dagli stessi: così facendo è possibile individuare rapidamente le tendenze o i comportamenti anomali e di conseguenza prevenire eventuali truffe che possono mettere a rischio l’istituto e i risparmi dei clienti.
Il quinto trend: la concorrenza si fa digitale
Come si è visto, il filo conduttore di questi trend è la digitalizzazione. Una delle conseguenze di questa digitalizzazione è l’apertura al mercato di player inaspettati che in breve tempo sono diventanti competitor di tutto rispetto, a volte addirittura aggressivi, capaci di impensierire anche i gruppi più importanti.
Questo trend lo ha individuato anche Deloitte, che ha sottolineato come il contesto competitivo stia cambiando rapidamente proprio alla luce di questi soggetti che arrivano da settori non finanziari, portandosi con sé il rischio di “un’erosione dei margini degli istituti finanziari, soprattutto per quanto concerne i ricavi commissionali su pagamenti e investimenti”.
I player a cui si fa riferimento sono ovviamente le startup e le grandi corporate tecnologiche, che possono contare su strumenti digitali incredibilmente efficienti e, soprattutto, su un know-how che permette loro di fornire molti dei servizi che già offrono le banche, ma in modo più comodo, intuitivo e a misura di utente.
Oltre al tema dei ricavi, che sicuramente è un nervo scoperto, questo trend rivela anche un’altra cosa: sempre di più la concorrenza si giocherà sul filo dell’innovazione tecnologica.
Questo significa che la digitalizzazione non sarà solo uno strumento utile per far crescere il proprio business, ma diventerà una leva competitiva formidabile che favorirà i player capaci di sviluppare e implementare nel modo più rapido ed efficace possibile le tecnologie digitali, integrandole con i servizi offerti ai clienti.