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Fattura elettronica in Europa e nel mondo: novità e obblighi a partire dal 2023

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Aggiornato il 21/02/2023

Quando parliamo di fattura, in Italia, ci riferiamo ormai inevitabilmente alla fattura elettronica, che rappresenta per quasi tutti i soggetti economici italiani l’unica modalità di fatturazione almeno dal 2019, anno che ha visto l’introduzione dell’obbligo di fattura elettronica in ambito B2B e B2C. L’obbligo di emettere fattura elettronica in Europa verso le amministrazioni pubbliche (B2G) era già in vigore dal 2015.  

Abbiamo già parlato delle novità riguardanti la fattura elettronica obbligatoria a San Marino e l’abolizione dell’esterometro.

Come è noto, l’Italia è attualmente l’unico Paese in Europa in cui vige l’obbligo di fatturazione elettronica in tutti gli ambiti B2G, B2B e B2C (con poche eccezioni, destinate comunque a scomparire nel breve periodo). Paesi non europei, al contrario, hanno da tempo adottato un approccio analogo a quello italiano, presentandosi in molti casi come precursori in questo ambito. Ma la situazione in Europa e nel mondo si sta evolvendo rapidamente, con l’introduzione da parte di diversi Stati di misure volte proprio ad estendere l’utilizzo della fattura elettronica a tutti i settori. La stessa Unione Europea si sta muovendo in questo senso, avendo di recente proposto un pacchetto di riforme che contiene anche nuovi obblighi in relazione alla fattura elettronica a partire dal 2028. 

In questo contributo approfondiremo la situazione attuale e i prossimi obblighi che paesi europei ed extra-europei introdurranno a partire dal 2023 

 

 

Perché gli altri Paesi europei non hanno ancora introdotto la fattura elettronica?  

Spesso la domanda che viene posta è “perché adottare la fattura elettronica?” e la risposta è già stata data molte volte. I benefici che derivano sono diversi e riguardano moltissimi aspetti. L’adozione della fattura elettronica, nei Paesi che hanno intrapreso questa strada, ha comportato:  

I risultati positivi riscontrati nelle aziende e nei Paesi che hanno già introdotto un ampio uso della fatturazione elettronica, sono proprio ciò che sta spingendo sempre più Stati ad introdurre a vari livelli un obbligo di e-fattura.  

 

 

Ma cos’è, al contrario, che li ha trattenuti finora?  

Un primo “paletto” è rappresentato dalla direttiva europea n. 2006/112/CE, la cosiddetta direttiva IVA, e in particolare dagli articoli 218 e 232. Tali articoli, nello specifico, dispongono che all’interno dell’Unione le fatture possano essere emesse alternativamente in formato cartaceo o elettronico e che l’emissione in modalità elettronica sia subordinata al consenso del destinatario della stessa. Ecco perché, attualmente, per poter introdurre la fatturazione elettronica obbligatoria è necessario ottenere il via libera dall’Unione europea, tramite apposita deroga. Deroga che l’Italia ha ottenuto, prima nel 2018 e poi di nuovo nel 2021 e fino al 2024. La proroga della deroga, a cui si è aggiunto l’estensione dell’obbligo anche ai forfettari a partire dal 1° luglio 2022, è stata motivata proprio dalla constatazione degli effetti positivi richiamati poco sopra.  

Diversi Paesi, tuttavia, hanno richiesto tale deroga negli ultimi tempi, tra cui Spagna, Francia, Germania, Polonia. Inoltre, la proposta di riforma emanata dalla Commissione, che abbiamo ricordato in apertura, prevede anche l’eliminazione di tale vincolo a partire dal 2024.  

 Vediamo allora qual è lo stato dell’arte e quale evoluzione ci aspetta nel breve periodo.  

 

 

La situazione della fattura elettronica in Europa al 2022 

Attualmente, diversi Paesi europei vedono un obbligo rispetto alla fatturazione elettronica in Europa verso le pubbliche amministrazioni, ovvero B2G, in modo parziale o totale. Tra i Paesi che presentano un obbligo B2G totale troviamo ad esempio Spagna, Francia, Portogallo, Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, e ancora Finlandia, Norvegia, Danimarca, Svezia, Estonia, Lituania, Paesi Bassi. Alcuni Stati hanno introdotto quest’obbligo proprio nel corso del 2022, tra cui Serbia e Lussemburgo, quest’ultimo attraverso un piano di introduzione graduale.  

Troviamo anche situazioni in cui l’obbligo B2G è ancora solo parziale. È il caso di Belgio, Austria e Germania. Nel caso dell’Austria, restano attualmente escluse dall’obbligo alcune tipologie di contratti e transazioni, ad esempio contratti assicurativi e transazioni con pagamento immediato.  

Nel caso di Belgio e Germania, invece, la parzialità è direttamente legata al modello federale dei due Stati. Attualmente, in Belgio l’obbligo B2G interessa solo le amministrazioni della regione delle Fiandre e di Bruxelles. In Germania, invece, la fattura elettronica è dovuta verso tutte le amministrazioni centrali, mentre le amministrazioni dei singoli stati federali è necessario rifarsi a provvedimenti delle singole regioni, così che la situazione si presenta molto eterogenea e frammentata. La maggior parte degli stati federali ha comunque introdotto l’obbligo B2G o ne ha pianificato l’introduzione nel prossimo biennio 2023-2024, benché attraverso modalità e soluzioni tecnologiche decisamente variegate. Ma su questo punto torneremo meglio in seguito. 

La roadmap dei paesi europei: i prossimi obblighi di fattura elettronica in Europa a partire dal 2023 

Come abbiamo visto, allora, mentre l’obbligo B2G è già quasi totalmente presente, nessun Paese ha ancora introdotto alcun tipo di vincolo rispetto alla fatturazione tra privati, ovvero B2B e B2C. Ma le cose stanno per cambiare e già dal 2023 chi ha la necessità di fatturare all’estero dovrà attrezzarsi per essere in grado di rispettare i requisiti normativi e tecnologici richiesti da ogni Paese.  

Vediamo tramite questo breve elenco i Paesi e le prossime date da tenere d’occhio 

Soluzioni tecnologiche e piattaforme per la fattura elettronica 

Un altro punto da considerare è l’aspetto tecnologico e infrastrutturale che i vari Paesi hanno deciso di adottare. Nonostante esistano alcuni standard più o meno condivisi, quali il network PEPPOL e il relativo formato UBL, gli approcci adottati sono estremamente variegati.  

La maggior parte dei Paesi ha deciso di mettere a punto una piattaforma nazionale per la gestione delle e-fatture, in modo più o meno simile allo SDI italiano. La Francia, ad esempio, attraverso la piattaforma nazionale PFF (precedentemente denominata Chorus PRO) gestisce la trasmissione delle fatture in maniera centralizzata, utilizzando i formati nazionali appositamente creati.  

In Germania, dove abbiamo già visto come la situazione sia frammentata, troviamo una piattaforma dedicata alla gestione delle fatture verso le amministrazioni centrali, ZRE, e una serie di altre piattaforme per la gestione delle fatture verso le amministrazioni degli stati federali. Nel caso si debba fatturare ad una amministrazione locale, quindi, ci si dovrà adeguare alla piattaforma e al formato di volta in volta in uso.  

Altri Paesi hanno invece scelto di affidarsi al formato UBL, gestito da Open PEPPOL e quindi ampiamente condiviso, pur adottando una piattaforma nazionale. Infine, alcuni come Belgio, Norvegia o Paesi Bassi hanno deciso di appoggiarsi alla rete PEPPOL completamente, in ottica di una maggiore interoperabilità anche a livello crossborder.   

Non solo fattura elettronica: gli altri adempimenti fiscali e il protocollo SAF-T 

In molti casi, all’adozione della fattura elettronica si accompagna l’introduzione di altri vincoli e di soluzioni quali il CTC (Continuous Transaction Control), legati alla gestione in digitale degli adempimenti fiscali, sempre con lo scopo di ottenere una maggiore tracciabilità.  

Uno dei protocolli più utilizzati in diversi paesi per gestire la comunicazione dei dati fiscali alle autorità competenti è il SAF-T. Tale protocollo consente, tramite un tracciato strutturato di cui esistono vari profili, a seconda del Paese di riferimento, di comunicare i dati richiesti di volta in volta dall’autorità e secondo la legislazione di ogni Stato. Ecco perché, pur trattandosi dello stesso protocollo di comunicazione, vi possono essere differenze di tracciato, di periodicità (annuale, semestrale, mensile, oppure ancora solo dietro richiesta dell’autorità di riferimento) e di tipologia di dati da sottoporre.  

Tra i paesi europei che adottano questo tipo di protocollo troviamo:  

Altri Stati hanno invece deciso di adottare soluzioni analoghe, ma basandosi su tecnologie e piattaforme nazionali:  

L’approccio dei paesi extra-europei, quali saranno i prossimi step? 

Chiudiamo questo contributo richiamando la situazione anche fuori dall’Europa, perché sono sempre di più i Paesi nel mondo che hanno visto nella fattura elettronica in Europa uno strumento da valorizzare per raggiungere i propri obiettivi di monitoraggio della finanza pubblica e di efficientamento dei processi. 

Ricordiamo brevemente alcuni dei Paesi che stanno introducendo provvedimenti rilevanti in questo senso:  

 

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