Il futuro del ciclo degli acquisti per la Pubblica Amministrazione: digitalizzazione della PA, interoperabilità, smartworking: sono parole che sentiamo ripetere sempre più ormai da tempo. Negli ultimi mesi, come conseguenza dell’emergenza Covid-19, sono diventate quasi un mantra. Certamente, in questo difficile periodo sono emerse luci e ombre del digitale e, a tutti i livelli, è stato possibile constatare quali opportunità offra la transizione al digitale e quanta strada resti, però, ancora da fare.
La transizione al digitale investe globalmente tutti gli ambiti della nostra società, ma qui vogliamo focalizzarci su una realtà in particolare, che per le sue caratteristiche ha la possibilità di mettere in comunicazione, forse più di altre, il settore pubblico con quello privato, costituendo un formidabile motore del cambiamento: la digitalizzazione del ciclo degli acquisti per la Pubblica Amministrazione.
L’importanza di questo settore è stata messa in risalto anche dalla Commissione Europea nel delineare la risposta alla crisi determinata dall’emergenza sanitaria, che si è concretizzata nell’emanazione del Recovery Plan.
Gli obiettivi del Recovery Plan
In questo periodo il Governo italiano è impegnato nella messa a punto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), la declinazione italiana del Recovery Plan. Attraverso il PNNR si dovranno delineare puntualmente le modalità con le quali l’Italia intende impiegare le ingenti risorse previste dal Recovery Fund che, ricordiamo, ammontano per il nostro Paese a circa 209 miliardi di euro.
I fondi del Recovery Plan discendono direttamente da uno strumento che la Commissione europea ha approvato nel luglio scorso, il Next Generation EU. Nel definire lo strumento, la Commissione ha anche definito alcuni importanti “paletti”, per esempio ha stabilito che almeno il 20% dei fondi erogati ad ogni Paese venga destinato al digitale. Contestualmente, la Commissione ha fornito anche 7 obiettivi faro da tenere presenti per intraprendere una transizione al digitale efficace e di successo:
- Connettività, raggiungendo una copertura più uniforme dei territori, anche attraverso la rete 5G;
- Investimenti in tema di ricerca e sviluppo;
- Capitale umano, attraverso lo sviluppo della capacità digitale;
- eGovernment, con la messa a punto di servizi pubblici digitali;
- Digitalizzazione delle imprese;
- Investimenti in capacità digitali e diffusione di tecnologie avanzate, tra cui l’implementazione di infrastrutture cloud;
- Svolta green anche per il settore digitale.
In realtà, nelle intenzioni della Commissione europea, il digitale assume una rilevanza centrale proprio in quanto strumento e pilastro per il ripensamento totale dei paradigmi economici e per sostenere la svolta green dell’economia europea: ecco perché i due obiettivi che l’Europa si prefigge, “rivoluzione verde” e “rivoluzione digitale” non possono che procedere di pari passo.
Il Governo italiano, nel predisporre le linee guida che dovranno sovrintendere all’elaborazione dei progetti che comporranno il nostro PNRR, ha di fatto ripreso i contenuti degli obiettivi individuati dalla Commissione europea. Centrali sono, dunque, la digitalizzazione della PA in tutti i suoi rami, l’evoluzione del livello di connettività su tutto il territorio, la trasformazione digitale delle imprese, la crescita degli investimenti in Ricerca e Sviluppo.
Per poter realizzare questi e gli altri obiettivi delineati nel Recovery Plan e, soprattutto, per poter gestire con successo l’ingente mole di risorse economiche stanziate, è cruciale poter contare su una Pubblica Amministrazione efficiente, trasparente e che possa offrire garanzie di credibilità, non solo ai cittadini italiani ma anche agli Stati dell’Unione. Va ricordato che tutti i fondi dovranno essere impegnati in tempi estremamente brevi, entro il 2023, e tutti gli investimenti dovranno concludersi entro e non oltre il 2026.
Ecco perché la digitalizzazione del ciclo degli acquisti della Pubblica Amministrazione continua ad essere, sia a livello europeo, sia a livello nazionale, una assoluta priorità. In un nostro recente webinar dedicato all’argomento, abbiamo avuto modo di approfondire tutti questi punti e abbiamo visto come l’Italia abbia già compiuto molti importanti passi, potendo contare su una serie di strumenti già operativi e su alcuni nuovi, ambiziosi progetti.
Uno sguardo ai progetti in corso
Recentemente si è molto parlato della digitalizzazione del ciclo degli acquisti della Pubblica Amministrazione, perché molti sono stati i progetti intrapresi, alcuni dei quali già a regime. Infatti, abbiamo già avuto modo di descrivere diffusamente l’introduzione della piattaforma NSO e del processo di ordinazione elettronica. Prossimamente, la digitalizzazione del ciclo di procurement si potrebbe estendere a tutte le pubbliche amministrazioni e anche al Documento di Trasporto DDT, che risulta l’ultimo assente all’appello, ma per il quale disponiamo già di soluzioni tecniche efficaci.
Altri progetti in divenire che preme segnalare, per completare il quadro delle attività principali nell’ambito, sono i seguenti:
- DGUE – Documento di Gara Unico Europeo;
- SDG – Single Digital Gateway;
- eForms.
Si tratta di tre differenti strumenti, che hanno l’obiettivo di conseguire la digitalizzazione e l’interoperabilità a livello comunitario delle fasi di accesso ai servizi pubblici, sia per i singoli cittadini che per le imprese. In particolare, il DGUE ha lo scopo di snellire e uniformare la presentazione della documentazione da parte degli operatori economici nella partecipazione ad una gara.
Per quanto riguarda il Single Digital Gateway, ovvero lo Sportello Digitale Unico Europeo, si tratta di una realtà che implementa il principio del once only, centrale sia a livello europeo che italiano. Il SDG vuole essere un punto di contatto unico per cittadini e imprese nell’accesso ai servizi delle pubbliche amministrazioni anche a livello transfrontaliero. In futuro, quindi, il SDG sarà sempre più rilevante anche per le imprese, poiché sarà il punto di partenza di tutte le procedure che riguardano servizi e acquisti della Pubblica Amministrazione. Lo strumento di eForms, invece, ha lo scopo di ottenere la digitalizzazione di tutti i contratti pubblici.
Un nuovo strumento per il ciclo degli acquisti della Pubblica Amministrazione: il progetto SCALES
Ci muoviamo, però, in uno scenario in costante evoluzione e, in questo senso, non si può non citare un nuovo, importante progetto, il progetto SCALES – (Supply Chain Architecture Leading to Enhanced Services). Finanziato dalla Commissione Europea e coordinato da AgID insieme ad altri attori privati, l’obiettivo di SCALES è di sfruttare una serie di tecnologie avanzate come punto di partenza per offrire nuovi servizi digitali a valore aggiunto nello scambio documentale. In particolare, SCALES vuole focalizzarsi proprio sulla possibilità di integrare e digitalizzare l’intero ciclo dell’ordine sia per le imprese che per le pubbliche amministrazioni.
Il progetto SCALES poggia sulla tecnologia DLT (Distributed Ledger Technologies), che si basa sull’importanza dell’accesso ai dati in forma controllata, nel rispetto delle norme vigenti, ma allo scopo di poter mettere a punto nuovi servizi e a costi accessibili. Inoltre, la struttura delle tecnologie blockchain e DLT permette di integrare dei meccanismi di controllo che consentono la tracciabilità di ogni operazione, elemento che abbiamo visto essere fondamentale per garantire la trasparenza delle transazioni, soprattutto nell’ambito degli acquisti della Pubblica Amministrazione. In particolare, l’architettura SCALES permette la sicura riconciliazione pagamento – fattura, evitando il rischio del doppio pagamento. Nel prossimo futuro, quindi, sarà necessario valutare le possibili applicazioni di questa nuova architettura nel nostro sistema di eprocurement.
Gli standard per una interoperabilità internazionale
Per supportare efficacemente la realizzazione dei progetti creati nell’ambito del Recovery Plan (ma non solo) e portare avanti con profitto la transizione al digitale in tutto il territorio europeo, sono fondamentali non solo importanti investimenti, come abbiamo visto, ma anche una legislazione e un set di standard tecnici solidi e condivisi. Cooperazione e interoperabilità sono requisiti imprescindibili. Molti sono gli enti che si occupano di predisporre e coordinare questi standard a livello nazionale, europeo e internazionale. Gli standard garantiscono, tra le altre cose, l’uniformità, l’ampia diffusione e alti livelli di qualità dei servizi, andando appunto nella direzione di un Mercato Unico Europeo.
In riferimento agli argomenti trattati in questo contributo, è particolarmente importante segnalare il lavoro che gli organismi di standardizzazione stanno mettendo a punto nell’ambito delle tecnologie blockchain e DLT (Distributed Ledger Technology).
Per la rilevanza strategica di queste tecnologie, infatti, gli organismi di normazione hanno deciso di giocare con estremo anticipo e di intervenire immediatamente nella definizione di queste tecnologie, proprio per guidarne lo sviluppo e garantire i requisiti di interoperabilità e di rispondenza alle norme.
Perciò, anche per il futuro la strada da seguire è quella di realizzare strumenti e soluzioni in grado di dialogare sia tra di loro, sia con le realtà già pienamente operative. Non a caso, l’interoperabilità by design è uno dei principi guida del Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2020-2022, insieme all’altro principio pilastro del transfrontaliero by design.
Fonti:
- AgID – Agenzia per l’Italia Digitale
- MID – Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione
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