Site icon Doxee

Settore Healthcare: caratteristiche ed evoluzione di un settore in salute

caratteristiche del settore healthcare

Articolo aggiornato al 10/06/2022

Introduzione al settore healthcare

Quando si parla di settore healthcare bisogna fare una premessa: con questo termine non si fa riferimento solo all’ambito ospedaliero.

Al contrario, l’evoluzione tecnologica e i cambiamenti sociali occorsi in questi anni hanno portato ad una crescita considerevole del settore, trasformandone la composizione e rendendolo uno dei comparti più interessanti dal punto di vista economico (e non solo), anche grazie alla nascita di una moltitudine di startup, nonché allo sviluppo di servizi innovativi disponibili per tutti i pazienti.

Non è un caso, infatti, che in questi anni proprio l’healthcare abbia attirato l’attenzione di molteplici investitori che ne hanno visto le potenzialità in termini di ritorno economico e di sviluppo tecnologico. Questo ha fatto sì che tale settore diventasse trainante per l’intera economia, realizzando dei trend di crescita superiori rispetto alla media.

 

 

Un settore in positiva controtendenza

Quando si ipotizza una stima di crescita per un’azienda o per un intero settore dell’economia, le previsioni che si fanno spesso vengono disattese nella realtà. Le variabili che entrano in gioco sono tante e l’equilibrio tra le stesse è molto precario. Per questo, soprattutto negli ultimi anni, anche a causa della crisi finanziaria che ciclicamente torna a fare sentire i suoi effetti, gli analisti sono tendenzialmente prudenti a formulare delle prospettive di crescita troppo generose.

Se questo è vero per quasi tutti gli ambiti, curiosamente non vale, invece, per l’healthcare che risulta essere uno dei settori azionari dove le previsioni degli analisti sono le più azzeccate. Come si giustifica questo andamento?

Secondo alcuni, il motivo risiede nella natura stessa dell’healthcare che viene considerato un settore “difensivo”, ovvero capace di attutire le perdite durante le fasi di contrazione dei mercati.

A ben vedere, però, per essere completamente difensivo, un comparto economico dovrebbe garantire dei tassi di crescita relativamente bassi e stabili nel tempo e questo non è propriamente il caso dell’healthcare, che in realtà comprende al suo interno attività e aziende fortemente innovative che offrono margini di crescita e sviluppo molto alti. Per questo, quando si parla di healthcare si è soliti dire che è un settore con una “doppia anima(fonte: financiallounge.com).

 

 

A confermare questo dato è ancora una volta il mercato americano. Dal 3 ottobre al 24 dicembre 2018, mentre l’indice S&P 500 di Wall Street registrava una perdita del 20%, il comparto healthcare limitava i danni fermandosi ad una contrazione del 15%. Viceversa, in una fase espansiva come quella che si è avuta tra la fine del 2018 e il mese di luglio del 2019, l’healthcare è cresciuto del 15% mentre l’indice S&P 500 realizzava una prestazione decisamente superiore totalizzando una crescita del 28%.

Tuttavia non bisogna farsi ingannare da questi dati, perché mostrano una fotografia del settore decisamente parziale.

Rimanendo sempre all’interno del contesto del mercato americano, risulta, infatti, che negli ultimi 5 anni diversi fondi azionari specializzati in investimenti in healthcare abbiano registrato performance superiori rispetto a quelle dell’S&P 500, grazie all’offerta di compagnie quotate di alta qualità, capaci di garantire migliori prospettive di crescita.

Partiamo dalla situazione globale. A fornire un quadro interessante è Policy Advice.

L’industria sanitaria globale valeva 8,45 trilioni di dollari nel 2018. La spesa sanitaria globale potrebbe raggiungere oltre 10 trilioni di dollari entro il 2022. Gli Stati Uniti hanno la spesa sanitaria più grande, attestandosi a 10.224 dollari pro capite. Anche perché è bene ricordare che tale settore è sostenuto da una spesa pubblica e privata molto consistente la quale mostra una tendenza di crescita costante nel tempo.

Il valore dell’healthcare in giro per il mondo 

Secondo quanto indicato, infatti, è previsto che nel periodo che nel 2023 la spesa nazionale per la salute ammonterà a 4,3 trilioni di dollari. Sicuramente una crescita rispetto al periodo che va dal 2017 al 2021 in cui la spesa sanitaria globale era ad un tasso annuale del 4,1%, già tre volte superiore rispetto al quadriennio precedente 2012-2016.

Il dato è chiaramente aggregato e non tiene conto delle differenze che ci sono tra i diversi Paesi.

Ad esempio, nel 2021 gli Stati Uniti hanno speso circa 11.356 dollari pro capite, mentre in Pakistan hanno superato a malapena i 50 dollari pro capite. E in Italia? Sebbene il nostro Paese si inserisca perfettamente in questa tendenza generale, ci sono comunque delle particolarità.

Se, infatti, i Paesi Ocse spendono mediamente 3.992 dollari pro capite, l’Italia si ferma a 3.428 dollari. A questo si aggiunga che, anche fermandosi al dato relativo alla spesa pubblica, il differenziale negativo tra il nostro e gli altri Paesi Ocse si conferma e resta vicino ai 500 dollari (fonte: quotidianosanita.it).

Tutto questo fa sì che l’Italia si posizioni al 20° posto sia per quanto riguarda le spese correnti per la salute rispetto al prodotto interno lordo, che per quanto riguarda le spese correnti per la salute su base pro capite, a parità di potere di acquisto.

Tuttavia non tutti gli indici sono negativi. C’è, infatti, da notare una tendenza curiosa, tutta italiana. Sebbene il nostro tasso di crescita annuale della spesa corrente pro capite per la salute sia appena dello 0,2%, ponendoci in coda alla classifica davanti a Grecia, Francia e Messico, la spesa diretta dei cittadini italiani, a parità di potere di acquisto, è superiore alla media Ocse, con 791 dollari contro 716 dollari, ben al di sopra di altri Paesi partner come la Germania (738 dollari), il Regno Unito (629 dollari) e la Francia (463 dollari).

Dati ugualmente positivi e superiori alla media sono quelli che riguardano la spesa per i prodotti farmaceutici (come i medicinali prescritti e da banco). In Italia, infatti, il 17,5% della spesa corrente per la salute è rivolta a questo segmento merceologico; la media dei Paesi Ocse è, invece, del 16,1% al di sotto della quale si posizionano tutti i nostri principali Paesi partner come la Germania (14,1%), la Francia (13,2%) e infine il Regno Unito (11,9%).

Coerentemente con questo, il nostro Paese resta sopra la media anche quando si parla di spesa corrente per i prodotti farmaceutici e altre spese mediche non durevoli su base pro capite a parità di potere d’acquisto, che in Italia raggiunge i 601 dollari, mentre gli altri Paesi Ocse spendono mediamente 553 dollari.

I motivi di una crescita irrefrenabile

Come si può immaginare, questi dati confermano il fatto che la spesa pubblica e privata giocano un ruolo fondamentale rispetto alla crescita complessiva dell’healthcare. Ovviamente, però, l’ammontare della spesa, per quanto rilevante sia, non è sufficiente a spiegare la crescita costante di tale settore. Si è già detto che queste “prestazioni” sono dovute alla “doppia anima” dell’healthcare, ma anche questo non spiega davvero fino in fondo il fenomeno.

Diversi osservatori si sono posti la questione è hanno individuato una serie di concause che possono giustificare quanto detto sopra. Vediamoli uno ad uno.

Il primo fattore a giocare sicuramente un ruolo decisivo è l’invecchiamento progressivo e inarrestabile della popolazione. Questo è quanto riportato dal World Population Prospect, il documento ufficiale delle Nazioni Unite di stima relativo alle statistiche circa la popolazione, l’età media, la fertilità e la migrazione nel mondo. In particolare, dalle proiezioni emerge che la prospettiva di vita dalla nascita è in continuo aumento: era di 70,8 anni nel quinquennio 2010-2015, ma è destinata a raggiungere circa i 75 anni entro il 2030.

La cosa interessante è che questo vale per tutti i Paesi, anche se in modo diverso. I Paesi africani, ad esempio, vedranno crescere la longevità pur rimanendo molto giovani, mentre i Paesi più sviluppati andranno incontro ad una trasformazione demografica che sposterà verso l’alto l’età media dei cittadini. Ecco che allora nel 2050 l’età media in Nigeria sarà di 23 anni mentre in Giappone sarà di 53.

Questo implica due conseguenze. Da un lato, la popolazione africana raddoppierà mentre quella Europea tenderà a ridursi. Dall’altro lato, soprattutto nei Paesi sviluppati il settore dell’healthcare diventerà socialmente strategico. Una popolazione più anziana, infatti, richiederà sempre maggiori cure e sempre più a lungo. In più, le stesse cure dovranno essere modulate in modo tale da soddisfare efficacemente le esigenze di cittadini sempre più anziani.

Questo apre delle prospettive di crescita notevoli per l’intero comparto healthcare, che rappresenterà una risorsa fondamentale anche in termini di sostenibilità di spesa per tutti gli Stati, che difficilmente potranno garantire salute e benessere a tutta la popolazione attraverso i sistemi di cura tradizionali.

Un altro motivo di questa crescita notevole del settore è legato ai Paesi in via di sviluppo, come ad esempio la Cina. Anche la grande economia orientale, infatti, ha capito che l’healthcare sarà nei prossimi anni un ambito in cui conviene investire. Tra l’altro, anche la Cina si trova a dover gestire la forte crescita della classe media, che avendo maggiore disponibilità economica, oltre ad uno stile di vita più agiato, è interessata e disposta a pagare di più per avere migliori servizi di tutela e prevenzione della salute.

Per queste ragioni, il governo di Pechino ha deciso di costruire una strategia di lungo periodo che porti il Paese a diventare tra qualche anno leader mondiale proprio nel settore healthcare. Questo significa, sostanzialmente, stanziare grandi somme di denaro per la ricerca medica ma non solo, anche nello sviluppo e messa a punto di tutte quelle tecnologie necessarie per far funzionare in modo efficiente i laboratori.

Tutto questo, evidentemente, spingerà l’healthcare verso un’ulteriore fase espansiva assicurandone a livello globale una crescita stabile e costante nei prossimi anni.

Il terzo grande fattore di crescita – che a ben vedere si è già anticipato in qualche modo nelle pagine precedenti – è lo sviluppo tecnologico e la trasformazione digitale che inevitabilmente ha interessato anche il settore dell’healthcare.

A detta di molti analisti, infatti, l’innovazione sanitaria sarà un tema centrale per gli anni a venire, anche perché interesserà in modo trasversale diversi ambiti di tale comparto. Si pensi ad esempio a quanto la robotica ha cambiato il modo di lavorare dei chirurghi, i quali possono eseguire procedure più complesse, impensabili in passato, con un maggiore grado di precisione. O ancora, un’applicazione interessante della tecnologia si sta mostrando nell’ambito della medicina diagnostica in cui sta diventando possibile determinare rapidamente e con un buon margine di esattezza la presenza di malattie infettive.

In generale, questo ha reso le aziende di apparecchiature diagnostiche molto attrattive in termini di investimenti pubblici e privati a fronte della volontà delle autorità sanitarie nazionali di ridurre l’uso eccessivo dei vaccini alla luce del rilevato aumento della resistenza agli antibiotici (ilsole24ore.com).

Il futuro dell’healthcare 

In futuro, è chiaro che il settore healthcare potrà beneficiare di diverse leve di crescita e, dunque, continuare a cavalcare questo trend espansivo.

Per il resto, è più difficile prevedere come concretamente cambieranno e si trasformeranno le procedure di prevenzione e cura della salute, ma si può, tuttavia, azzardare una previsione con sufficiente certezza: nei prossimi anni più che mai l’healthcare e l’evoluzione digitale viaggeranno insieme.

Lo dimostra il fatto che si stima che il mercato del Digital Health arriverà a valere 216,7 miliardi di dollari (+23%) nel 2022 e a toccare quota 1,5 trilioni di dollari nel 2030.

Dunque una salute sempre più digitalizzata e garantita dall’aiuto delle tecnologie digitali, con pro e contro per gli investimenti, per gli Stati e per i pazienti.

Exit mobile version