In questo 2019, la PSD2 ha cambiato completamente le regole del gioco e nessuno è rimasto escluso: dagli utenti, agli Stati Europei, fino alle aziende del settore. Tutti sono stati coinvolti. Basta osservare gli effetti principali della Direttiva 2015/2366 per realizzare di essere di fronte ad un cambiamento radicale.
L’entrata in vigore della Direttiva 2015/2366, nota anche come Payment Services Directive 2, cioè la Nuova Direttiva dedicata alla regolamentazione dei pagamenti online nell’Unione Europea, si può considerare uno degli eventi più importanti dell’anno per l’intero settore.
Già in altri articoli abbiamo avuto modo di approfondire i principali cambiamenti introdotti da questa Direttiva, ma c’è ancora un aspetto interessante da mettere in luce.
La rilevanza della PSD2 nel 2019 (questo è l’acronimo comunemente utilizzato per riferirsi a tale Direttiva) è legata non solo alle radicali trasformazioni che essa comporta, ma anche all’assoluta trasversalità delle stesse.Infatti, se si pensa a chi sarà maggiormente interessato alla trasformazione, ci si rende conto che, in un modo o nell’altro, vengono coinvolti tutti i principali soggetti economici. Motivo per cui tale normativa è considerata un vero e proprio punto di svolta tanto per l’ambito dei pagamenti digitali che per l’intero continente europeo.
L’Europa: un mercato unico
Prendiamo, ad esempio, gli effetti principali che la nuova normativa avrà su tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea.
Uno degli obiettivi della PSD2 è quello di rafforzare l’unitarietà del settore dei pagamenti europei. Molte misure previste dalla Direttiva 2015/2366 vanno verso questa direzione e in modo molto più deciso che in passato.
Basti pensare al principio di estensione dell’efficacia della normativa secondo il criterio del “one leg”, il quale prevede che, nel contesto di una transazione, laddove il prestatore di servizi di pagamento del pagatore e il prestatore dei servizi del beneficiario siano entrambi nell’UE e la valuta utilizzata sia l’Euro, l’intera operazione debba essere gestita secondo le regole stabilite dalla PSD2.
Questo, ovviamente, garantisce che ci sia un’unica normativa relativa ai pagamenti digitali, pervasiva e in grado di impedire l’interposizione di soggetti fittizi con chiari intenti fraudolenti.
In questo modo l’Europa potrà avere un “volto unico”, dal momento che tutte le transazioni internazionali dovranno rispettare i requisiti della normativa, il che è fondamentale per rafforzare la propria identità di mercato unitaria ed essere percepiti come una controparte politicamente ed economicamente compatta e credibile.
Un’altra misura particolarmente importante è quella che attribuisce dei doveri specifici all’EBA, acronimo per European Banking Authority, ovvero l’organismo dell’Unione Europea che deve sorvegliare il mercato bancario europeo.
Il compito attribuito all’EBA dalla PSD2 è quello di armonizzare l’intero settore, prendendo parte, ad esempio, alla creazione di un corpus normativo unico da applicare nell’ambito bancario o attraverso l’adozione di norme tecniche vincolanti e di orientamenti, che garantiscano che tutti gli istituti bancari europei operino in condizioni di sostanziale parità, assicurando così ai clienti (siano essi correntisti, depositari o investitori) le medesime condizioni di servizio.
In sostanza, l’EBA non solo deve vigilare, ma anche emanare degli atti (i cosiddetti atti di esecuzione) volti a permettere la corretta ed uniforme applicazione delle normative relative al settore banking, fra queste va compresa anche la Payment Service Directive 2, ovviamente.
Va in questa direzione il documento realizzato dal medesimo ente che delinea i futuri regolamenti e gli standard tecnici relativi alla Strong Customer Authentication e alla sicurezza dei diversi canali di comunicazione degli operatori finanziari.
Tale documento fornisce la garanzia che tutti gli utenti che avviano una qualunque operazione affidandosi ad un PSP riceveranno a loro scelta un servizio che soddisfa determinati requisiti di affidabilità e che, di conseguenza, non mette a rischio i dati bancari dell’utente stesso.
Gli stati membri: collaborazione tra centro e “periferia”
Il ruolo centralizzato dell’Autorità Bancaria Europea, tuttavia, non svuota di responsabilità gli Stati Membri i quali hanno un ruolo fondamentale, specialmente quando si tratta di autorizzare la prestazione di determinati servizi finanziari da parte di soggetti diversi dagli istituti di credito tradizionali (le cosiddette Terze Parti).
Ogni Paese, infatti, ha il compito di redigere un registro che raccolga tutte le Terze Parti che sono state autorizzate alla prestazione del servizio, in seguito ad una verifica del loro livello di affidabilità (sia tecnico che procedurale) attraverso un colloquio con un’autorità nazionale preposta (che nel caso dell’Italia è la Banca d’Italia).
Tale registro deve poi essere trasmesso all’EBA, che lo fa confluire nel Registro Elettronico Centrale di tutti i Prestatori di Servizi di Pagamento Autorizzati liberamente consultabile.
Appare chiaro, dunque, che la PSD2 delinea un’organizzazione del settore che prevede una profonda sinergia tra autorità centrali e autorità nazionali, sempre nell’ottica di garantire un funzionamento armonioso ed efficiente in tutti i territori dell’Unione.
Coinvolgere gli Stati Membri, tra l’altro, è la giusta strategia, non solo per perseguire un miglior recepimento della normativa, ma soprattutto perché sarebbe impensabile centralizzare del tutto il controllo sul corretto adempimento dei requisiti della Direttiva da parte dei vari soggetti.
Gli utenti: più tutele e una nuova Customer Experience
Durante il 2019, la PSD2 avrà un impatto notevole anche sugli utenti: alcuni positivi altri che potrebbero rivelarsi più critici.
In generale, ogni cliente potrà beneficiare di servizi di pagamento più sicuri e affidabili, grazie all’implementazione di nuove misure di sicurezza rafforzate, come, ad esempio, la SCA (che è l’acronimo per Strong Customer Authentication) e la 3DS 2.0.
A questo si aggiunge che grazie alla PSD2, nel 2019 ogni consumatore potrà contare su una platea molto più ampia di soggetti a cui rivolgersi per compiere alcune operazioni finanziarie, poiché è la stessa Direttiva 2015/2366 a stimolare un allargamento del mercato con l’inserimento di nuovi player.
Teoricamente, questa maggiore competizione vorrebbe dire migliori condizioni di offerta, sia in termini di qualità che di costo. Sebbene questo sia vero in generale, l’aumento dei soggetti autorizzati a fornire determinati servizi rende il mercato più complesso e variegato.
Questo può comportare per l’utente una certa difficoltà nella scelta, che deve essere ben ponderata e il più possibile consapevole, anche perché le terze parti saranno sempre tenute a soddisfare determinati standard di chiarezza e trasparenza. Districarsi tra le varie offerte non sarà facile e ad ogni consumatore sarà richiesto un più alto livello di attenzione.
Un altro effetto che ci si aspetta dall’entrata in vigore della Direttiva 2015/2366 è un aumento di fiducia da parte dei privati rispetto agli strumenti di pagamento digitale, almeno per quanto riguarda l’Italia.
Nonostante in Europa si faccia largo uso di servizi Fintech, come dimostra la straordinaria espansione del settore in questi anni e il crescente aumento di persone che impiegano device mobili per compiere operazioni bancarie, il nostro Paese risulta ancora indietro per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti di pagamento digitali.
Molti italiani, ad esempio, fanno fatica ad affidarsi completamente ai servizi di e-payment per gli acquisti. Lo dimostra il fatto che solo il 20% di chi utilizza abitualmente la moneta elettronica per le spese quotidiane si sente pienamente sicuro nel farlo, come è emerso durante il Financial Services User Group, il meeting organizzato dalla Commissione Europea finalizzato al coinvolgimento dei consumatori nell’elaborazione di politiche pubbliche relative ai servizi finanziari.
Questo perché manca educazione e abitudine all’utilizzo di questi strumenti: in questo senso, si spera che a partire dal 2019 la PSD2 possa dare un contributo decisivo a ridurre questo gap, facilitandone e diffondendone l’utilizzo da parte di tutti i consumatori.
Un altro effetto rilevante che “subiranno” gli utenti è il cambiamento della customer experience.
Dal momento che la Direttiva europea ha reso obbligatori alcuni step di autenticazione aggiuntivi (si pensi alla già citata Strong Customer Authentication) ogni consumatore dovrà abituarsi ad inserire più chiavi di identificazione prima di poter avviare qualsiasi operazione.
In questo senso è fondamentale l’intervento delle aziende, che dovranno trovare il modo più efficace per spiegare queste trasformazioni e i relativi vantaggi, evitando che questi nuovi procedimenti dissuadano i clienti dal completare lo svolgimento dell’operazione.
Citiamo a titolo esemplificativo il caso di Poste Italiane, che all’interno di una sezione del suo sito dedicata alla PSD2 ha inserito un video-spiegazione interattivo, realizzato in collaborazione con Doxee, per permettere agli utenti di conoscere tutte le novità attraverso una fruizione innovativa e coinvolgente.
Gli istituti di credito: un approccio aperto dell’intero settore
Per finire, ad essere toccati dalla rivoluzione del 2019 costituita dalla PSD2 sono gli istituti di credito, che, a ben vedere, dovranno affrontare cambiamenti decisivi.
Si potrebbe parlare dei nuovi requisiti di sicurezza che gli stessi dovranno assicurare, del nuovo sistema di responsabilità delineato dalla normativa – che ridistribuisce l’onere della prova tra cliente, Prestatore di Servizio di Pagamento e Prestatore di Servizio di Pagamento presso cui si trova il conto corrente del cliente stesso.
Tuttavia, la trasformazione più importante è quella che riguarda l’approccio nell’intero settore bancario.
Con l’introduzione della Payment Services Directive 2, infatti, si apre una nuova stagione nell’ambito dei servizi finanziari digitali, che dovrebbe essere all’insegna dell’Open Banking.
Cosa si intende con questo termine?
L’Open Banking è un assetto produttivo innovativo, che riguarda specificamente il settore finanziario, in cui è prevista una condivisione dei dati tra i diversi attori dell’ecosistema bancario.
Si fa coincidere l’inizio di questa nuova fase del settore bancario con l’entrata in vigore nel 2019 della PSD2 perché è proprio questa direttiva che ha reso obbligatoria per tutte le banche europee l’apertura delle proprie API (Application Programming Interface), che sono i software intermediari che permettono a due applicazioni di parlarsi.
Questo significa che gli istituti di credito tradizionali non potranno più muoversi nel mercato in una situazione di sostanziale monopolio dell’offerta di servizi finanziari. Da adesso in poi, infatti, tale prerogativa dovrà essere condivisa con le società del Fintech, con le aziende retailer del tech e con quelle di telecomunicazione. Di conseguenza, la pressione competitiva sarà alta, ma c’è di più.
L’Open Banking rappresenta un’opportunità per ripensare al modo in cui portare avanti il proprio business.
Le banche tradizionali saranno spinte ad aprirsi a nuove tecnologie e, cosa più importante, a collaborare ancora più strettamente con aziende Fintech allo scopo di diventare maggiormente competitive.
L’apertura delle API, infatti, non solo sarà funzionale alla prestazione di servizi di pagamento online da parte dei soggetti autorizzati, ma permetterà alle banche di sfruttare al massimo l’inventiva e il know how di terze parti esperte in tecnologie digitali.
Questo non solo garantirà al cliente finale servizi più efficienti, ma fornirà agli istituti di credito tradizionali gli strumenti necessari per resistere all’assalto dei giganti del tech (come Facebook, Google, Amazon, Alibaba) che hanno già da tempo messo gli occhi sul settore dei servizi finanziari.
Affinché tutto ciò sia possibile, però, le banche devono necessariamente mettere in discussione la loro organizzazione e ripensare ai prodotti offerti al cliente.
Ormai non è più possibile pensare che la banca sia soltanto uno sportello. Essa, al contrario, deve assomigliare sempre di più ad una piattaforma integrata, capace di fornire servizi digitali sofisticati e all’altezza delle aspettative dei clienti, in modo tale che essi abbiano un vero valore aggiunto per il consumatore e risultino posizionanti per la banca.
Questo è il punto chiave.
Lo conferma anche Deloitte, che in un suo paper relativo all’Open Banking e alla banca del futuro sostiene che, dopo il 2019 e la PSD2, per ogni istituto bancario sarà indispensabile sviluppare una propria visione di sviluppo, definire il proprio posizionamento e individuare “le modalità con cui si intendono ingaggiare i partner di un ecosistema da costruire o estendere” e creare un’infrastruttura “disegnata in logica open e sicura, facendo leva su enhaber tecnologici in grado di far evolvere user experience del cliente e modelli di business”.
L’open banking è solo l’inizio
Se è vero che l’Open Banking segna un cambio di rotta e di approccio nel settore dei pagamenti digitali, siamo teoricamente solo all’inizio della trasformazione.
L’apertura dei servizi finanziari ad altri player e la semplificazione del modo di fare banca è la premessa per arrivare a realizzare definitivamente il cosiddetto Open Finanche & Insurance.
Con questo termine, coniato dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, si intende l’allargamento dell’Open Banking, inteso anche come mentalità, ad una concezione più olistica che coinvolga l’intero settore finanziario ed assicurativo.
L’idea che sta alla base di tale concetto è che non solo i servizi bancari, ma anche quelli assicurativi e finanziari in generale possano essere fruiti indipendentemente dal player che li sta proponendo.
In un certo senso l’uno rappresenta una conseguenza diretta dell’altro.
Se, infatti, l’apertura dei pagamenti bancari ad altri soggetti comporta nel medio periodo, come abbiamo visto, la trasformazione delle banche in qualcosa di più e la capacità di offrire prodotti innovativi, sofisticati ed integrati, allora non ha più senso parlare solo di banking, poiché tale trasformazione è destinata a riflettersi anche sugli altri settori contigui.
La prospettiva è senza dubbio suggestiva.
Non solo i servizi diventerebbero più “liquidi” e trasversali a diversi settori, ma gli stessi player coinvolti sarebbero chiamati ad un cambiamento culturale epocale che li porterebbe a collaborare o addirittura fondersi per fornire prodotti più completi, superando le divisioni settoriali e di mercato.
A ben vedere anche questo significa aprire il mercato finanziario, svilupparlo e renderlo più competitivo. Che è poi niente di più di quanto il legislatore europeo si è proposto di fare nell’ambito dei pagamenti digitali con l’emanazione della PSD2 del 2019.
Solo il tempo ci potrà dire se ci troviamo davanti ad una chimera o all’inizio di un vero e proprio stravolgimento dell’intero settore finanziario.