Site icon Doxee

Dalla Compliance al RegTech: cos’è la Regulatory Technology? 

cos'è il RegTech?

RegTech, cos’è? Di che cosa si parla quando si parla di RegTech? La domanda è semplice, ma la risposta è complessa: è una parte del FinTech, ma è anche un’incredibile opportunità per molte aziende per rendere la propria organizzazione più agile, efficiente e competitiva in un mercato sempre più digitale.

Si tratta certamente di un aspetto rilevante per ogni business moderno, che voglia non solo essere efficiente e competitivo ma che voglia anche avere al proprio interno dei processi che rispettino i requisiti legali e gli standard nazionali e internazionali di affidabilità e sicurezza.

Non a caso, ogni attività economica, ogni organizzazione aziendale quando nasce e si sviluppa deve anche immaginare una struttura interna in grado di rispondere a determinate caratteristiche per essere efficiente dal punto di vista normativo. Per capire però che cos’è la RegTech bisogna fare un passo indietro.

 

Tutto parte dalla Compliance 

All’interno di ogni business e di ogni contesto normativo si sente spesso parlare di compliance.

Secondo la definizione più comune, la compliance è “la conformità a determinate norme, regole o standard; nelle aziende la compliance normativa indica il rispetto di specifiche disposizioni impartite dal legislatore, da autorità di settore nonché di regolamentazioni interne alle società stesse”.

A partire da questa definizione si capisce che in realtà possono esistere diversi tipi di compliance, almeno tanti quanti sono i settori di business che il legislatore ha ordinato e regolamentato, anche se quelle più importanti tendenzialmente riguardano l’ambito finanziario e bancario e solo in seconda battuta quello aziendale. Se poi si vuol dare al termine un’interpretazione più ampia, la compliance di un’azienda o di una banca attiene anche ai “comportamenti” che la stessa ha all’interno della società.

Ognuno di questi player, infatti, deve avere sempre una condotta etica e sostenibile, il più possibile trasparente, in modo tale che le azioni siano sempre tracciabili e verificabili sia a priori che a posteriori e che il suo impatto nella comunità in cui è inserito sia sempre positivo per tutti. Proprio per questo, c’è l’obbligatorietà da parte di alcune tipologie di attività economiche a istituire una funzione di compliance, come nel caso delle banche e degli intermediari che offrono servizi finanziari, i quali devono rispettare le disposizioni stabilite da Banca d’Italia, Consob e ISVAP.

La necessità di avere un sistema di regolamentazione interno, capace di assicurare trasparenza e affidabilità, è aumentato ulteriormente con l’avvento della trasformazione digitale, la quale ha semplificato di molto i processi e la possibilità di implementare controlli più precisi e affidabili, ma ha anche aperto delle criticità e generato altre specifiche necessità che si possono soddisfare solo attraverso le soluzioni digitali.

 

Cos’è la RegTech? 

A ben vedere, infatti, è proprio da queste necessità che nasce la Regtech, come risultato della trasformazione digitale, la quale in poco tempo è diventata un settore di interesse notevole, in particolare da quando la digitalizzazione si è affermata e consolidata nei vari Paesi.

Per l’esattezza, è nel 2015 che l’espressione viene ufficializzata dalla Financial Conduct Authority, che è il principale organo di controllo del mercato finanziario del Regno Unito e che ha il potere di regolare il mercato dei prodotti finanziari britannici, stabilendo gli standard minimi a cui le imprese devono attenersi.

Proprio alla luce di questo ruolo di sorveglianza e controllo, la FCA, dopo un periodo di consultazione aperta al pubblico e a esperti del settore, dal titolo Supporting the development and adoption of RegTech, ha concluso che il Regtech  sia “un sottoinsieme del Fintech che si concentra su tecnologie che possono facilitare l’erogazione di requisiti normativi in modo più efficiente ed efficace di quanto già succeda”.

Questa definizione mette in luce un aspetto interessante del RegTech, che abbiamo già anticipato e che permette di darne una definizione più chiara e contestualizzata: non si può parlare di RegTech senza parlare di FinTech.

Il FinTech – neologismo nato dalla crasi di Financial e Technology – è “la fornitura di prodotti e servizi finanziari attraverso le più avanzate tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT)”, generalmente da parte di nuove imprese che basano il proprio funzionamento e i propri affari su dette ICT. La tipologia di servizi che rientrano nel FinTech è molto varia e ricomprende tutti quei servizi che già si possono ottenere dalle aziende tradizionali (ad esempio, servizi di pagamento, gestione finanziaria, intermediazione finanziaria) oltre a quelli decisamente più innovativi – e in questi anni anche di tendenza –  come la gestione delle criptovalute.

In un certo senso, la RegTech è proprio “l’altra faccia della medaglia” del FinTech: come il FinTech facilita la fornitura dei servizi finanziari, così il RegTech rende più semplice ed efficace la gestione e il controllo dei requisiti normativi che, guarda caso, sono particolarmente importanti proprio in ambito finanziario e bancario.

Una parte chiama l’altra dunque e, ormai, è impensabile che ci possa essere l’una senza l’altra. Da qui, la notevole importanza che il settore ha acquistato negli anni e che soprattutto ha mostrato nel periodo del Covid appena passato, visto che molte aziende, in corrispondenza di questa fase si sono trovate a dover accelerare la propria trasformazione digitale, dovendo adattare di conseguenza i propri processi interni.

Allo stesso modo, anche gli utenti hanno cominciato a utilizzare sempre di più i servizi finanziari digitali online e questo rende ancora più urgente (e strategica) l’adozione di sistemi di RegTech.

 

Un settore di valore, ma ancora sottovalutato 

La situazione attuale, dunque, fa pensare che investire sul RegTech non solo sia necessario ma anche conveniente, visto che i prossimi anni si preannunciano anni di rapida crescita digitale, specialmente in Italia, dove ci sono ampi margini di manovra e di sviluppo.

Basti pensare che al momento, in Italia, sono circa 20 le aziende di dimensioni rilevanti a “presidiare” questo tipo di business, il che è curioso se si pensa che nel resto del mondo, invece, le stesse aziende sono molte di più o, comunque, il contesto si dimostra in stato molto più avanzato.

Questo, però, non significa che in Italia il RegTech rappresenti un settore da poco, anzi. Ad esempio, nel 2017 il fatturato complessivo è stato pari a 5.448.754€ (segnando una crescita del 15% rispetto al 2016) nel nostro Paese, in linea con i valori di crescita individuati globali da Accenture che prevedeva che entro il 2023 il settore RegTech avrebbe superato nel contesto mondiale i 7 miliardi di dollari, con un tasso di crescita composta annua del 25.4%.

In aggiunta a questo, negli ultimi anni ci sono stati dei segnali di crescita e di fermento anche dal punto di vista di sviluppo di nuovi business completamente italiani con ottime prospettive. Già nel 2017, infatti, PWC segnalava la presenza di 235 start up dedicate al FinTech, di cui almeno il 10% dedicato esclusivamente al RegTech.

Nonostante il numero ridotto, tali startup italiane si sono spesso distinte sul mercato per la capacità di raccogliere notevoli investimenti all’estero e completare round multimilionari (source: ilSole24Ore), come è accaduto proprio nel 2017, anche grazie all’interesse di molti investitori stranieri, europei e non solo.

 

L’attrattiva del RegTech sul mercato 

Alla luce dei dati riportati sopra, appare chiaro che nel RegTech margini per crescere ci sono in Italia e non solo.

Questo anche grazie al fatto che il RegTech è un settore estremamente versatile, in cui è possibile spaziare tra diversi ambiti di interesse e sviluppare soluzioni digitali utili specialmente in un periodo come questo in cui l’utilizzo della rete è diventato ancora più strategico e imprescindibile per tutti i player di qualunque comparto economico.

In particolare, si possono distinguere sei “ambiti” principali di attività in cui un’azienda può muoversi per costruire il proprio business nel contesto del RegTech (source: gruppoitalfinance.it):

 

Le caratteristiche di un settore di successo 

A questo punto ci si può chiedere quale sia il segreto di un settore con così tanto potenziale e soprattutto quali sono le caratteristiche da garantire ai propri clienti per essere sicuri di fornire un servizio di alta qualità e che contribuisca effettivamente alla crescita del business.

La parola d’ordine per un servizio RegTech di successo è senza dubbio agilità. Solitamente, infatti, la gestione delle incombenze documentali, fiscali e così via è associata a lungaggini inutili e complicate, che portano via tempo e risorse.

Al contrario, il RegTech, tra le altre cose, nasce proprio per eliminare questo aspetto della gestione; per questa ragione PWC, in un whitepaper dedicato al tema e al mondo FinTech in generale, ha individuato quattro caratteristiche che ogni servizio di RegTech di successo deve avere.

La prima caratteristica è appunto quella dell’agilità, che in sé contiene tanti aspetti diversi, come quello di organizzare “agilmente” tutti i dati e le informazioni di cui dispone un’azienda, dando un senso al tutto e soprattutto fornendo una chiave di gestione immediata nonostante la mole enorme di “materiale” da gestire.

La seconda caratteristica è senza dubbio quello della rapidità: una gestione agile è soprattutto una gestione veloce, che riduce al minimo i tempi e i passaggi, così da ottimizzare l’intero flusso. Da questo punto di vista, il RegTech può contare su delle risorse tecnologiche decisamente all’avanguardia, come l’Intelligenza Artificiale, che possono essere impiegate per velocizzare i passaggi senza incidere sulla qualità del risultato finale.

La terza caratteristica viene definita integrabilità, ma potrebbe essere anche “adattabilità”, in quanto le soluzioni di RegTech da sviluppare devono poter essere facilmente implementate all’interno di qualsiasi organizzazione aziendale oltre a dover essere capaci di far fronte rapidamente a eventuali cambiamenti.

Da ultimo, un aspetto fondamentale del RegTech è quello che attiene alla parte di analisi: tanti dati significa anche saperne conoscerne il significato; tanti requisiti da rispettare significa grande capacità di sfruttare i dati mantenendosi sempre nel rispetto delle regole, anche quando i volumi di traffico sono notevoli e in continua crescita.

 

Non solo compliance, ma anche e soprattutto risorsa 

Alla luce di quanto detto sopra emerge una considerazione finale, che in qualche modo completa la definizione fornita all’inizio: il RegTech è molto più che la semplice digitalizzazione applicata alla compliance.

Il RegTech, a ben vedere, è uno strumento particolarmente efficace per trasformare la propria azienda e sfruttare appieno tutti i vantaggi della trasformazione digitale, riducendo la possibile “zavorra” rappresentata da procedure e verifiche ormai obsolete di requisiti normativi.

Al contrario, gli stessi diventano un fattore di vantaggio competitivo proprio grazie al RegTech, che ne facilita e semplifica la gestione, finendo per trasformarsi in un’arma in più da utilizzare anche con gli altri player all’interno di qualunque mercato.

Exit mobile version