I vantaggi che derivano dall’unione del Cloud Computing e dell’analisi dei Big Data sono enormi e possono coinvolgere ogni tipo di business. Dai risparmi, all’impennata dell’efficienza, all’incremento della sicurezza. Ve ne parliamo in questo articolo.

Oggi ci sono due grandi temi al centro dei dipartimenti IT di ogni tipo di business: il Cloud Computing, da un lato, e la raccolta, l’analisi e l’interpretazione dei cosiddetti Big Data, dall’altro. La domanda che ci poniamo in questo articolo è molto diretta: Cloud Computing e Big Data sono collegati tra loro? Possono essere combinati in maniera profonda? Si potenziano a vicenda? La risposta è ancora più diretta: ; per tutte e tre le domande.

Ma non basta, ci vogliamo spingere oltre, e scoprire quali sono, nello specifico, i vantaggi di unire e far interagire queste due tecnologie che sono nate e si sono sviluppate separatamente, ma che insieme risultano una combinazione perfetta. Individueremo i vantaggi che sono già operativi nel presente e quelli che si affermeranno nel prossimo futuro. Iniziamo, però, facendo un po’ di chiarezza e definendo cosa si intende con “Cloud Computing”, nel prossimo paragrafo, e con “Big Data”, in quello successivo. L’obiettivo che ci poniamo fin da subito è quello di andare in profondità, di condurre la nostra analisi oltre le semplici “buzzword”.

 

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Che cos’è il Cloud Computing?

Il Cloud Computing è la distribuzione tramite la rete internet di servizi essenziali come server, database e software. Un provider, insomma, rende disponibile ai suoi utenti, in modalità on-demand, servizi di archiviazione, elaborazione e trasmissione dei dati. In questo modo, aziende e privati non hanno più bisogno di scaricare software sui propri computer (o sui propri device, in generale) per utilizzare determinati programmi o applicazioni: possono farlo, appunto, in Cloud, da remoto, eliminando così la necessità di dotarsi di server fisici (con tutti i costi relativi di acquisto, gestione, manutenzione e possibili malfunzionamenti). Già ad un primo sguardo s’intuiscono gli enormi vantaggi che derivano da questo tipo di tecnologia: vantaggi che vanno dall’abbattimento dei costi, all’aumento dell’efficienza, al miglioramento dell’affidabilità e della sicurezza, fino alla grande flessibilità e scalabilità di sistemi di questo tipo.

Non stupiscono, dunque, i dati emersi da uno studio condotto da Gartner nell’aprile del 2018, secondo il quale il Cloud Computing vedrà raddoppiare la sua platea di utenti, e contemporaneamente il suo valore, passando dai 153 miliardi di dollari del 2017 ai 302 miliardi di dollari previsti per il 2021. Secondo un’altra analisi, questa volta condotta da LinkedIn, le competenze relative al Cloud Computing sono le più richieste dalle aziende per l’anno 2019. Insomma, dati che parlano da soli e sottolineano con quanta forza e perché questa tecnologia sia al centro del business e dell’attenzione delle company di tutti i livelli, dalle start-up ai colossi dei vari settori. Oggi, ma anche – sempre di più – domani.

 

Che cosa sono i Big Data?

Tutti abbiamo sentito nominare questi famosi “Big Data”: sono ormai sulla bocca di tutti. Spesso, però, questa materia è trattata con poca cognizione di causa, in maniera superficiale e sull’onda del “tutti ne parlano”. Non è l’atteggiamento che vogliamo assumere qui. Per cui, per sgombrare il campo, ripartiamo da una definizione tecnica, fornita da Gartner: “I Big Data sono asset di informazioni ad altissimo volume, ad altissima rapidità e/o di altissima varietà che richiedono forme innovative di analisi e interpretazione capaci di migliorare gli insight, il decision making e l’automazione dei processi”.

Ora, per scendere più nel concreto: i Big Data permettono di fare qualcosa di molto antico, con strumenti di assoluta modernità; ovvero conoscere il più possibile chi si ha davanti, il proprio target, i propri clienti, ma anche guardare all’interno del proprio business con una precisione, una profondità e un’ampiezza di analisi assolutamente impensabili prima. La conseguenza di tutto questo, è la possibilità di mettere in pista azioni di efficacia inedita e perfettamente mirate, sia per migliorare i processi e le strutture della propria azienda, sia per migliorare i rapporti con l’esterno. I benefici, in ultima analisi, possono investire i reparti di marketing, vendita, acquisto, customer service, risorse umane. Per farla breve: l’intera struttura e i processi aziendali.

L’analisi dei Big Data è qualcosa che, nell’ecosistema di oggi, più che prezioso è irrinunciabile. L’errore in cui non si deve cadere, però, è quello di limitarsi a raccogliere indiscriminatamente un’enorme mole di informazioni, da tutte le possibili fonti. Non è questa l’ottica giusta: perché non tutti i dati sono uguali, bisogna saper selezionare – a monte e poi a valle – quelli più utili per la propria azienda, per i suoi diversi scopi, con la massima elasticità. Per questo oggi si preferisce, parlare di “Smart Data” (dati intelligenti), che si differenziano dalla massa perché portano “valore”, sono funzionali e significativi. Alcuni preferiscono definire questi dati “più preziosi degli altri” con il termine di “Deep Data”, o di “Good Data”, ma la sostanza non cambia.

 

I vantaggi di combinare il Cloud Computing con l’analisi dei Big Data

L’abbiamo anticipato in apertura di questo articolo: unire Cloud Computing e analisi dei Big Data porta dei benefici enormi, e potenzia l’efficacia di entrambe queste tecnologie, che sembrano essere nate per convivere, per interagire tra loro e per rafforzarsi a vicenda. Certo, è importante sottolineare che non basta, per così dire, mettere insieme i due membri per ottenere un risultato utile e soddisfacente. Questa combinazione va studiata con attenzione, in tutti i suoi variegati aspetti, e soprattutto va calibrata “su misura”, a seconda delle esigenze della singola azienda, e del range di obiettivi che questa si pone.

È, dunque, irrinunciabile appoggiarsi ad aziende specializzate, come Doxee, che in questo campo collabora da anni con aziende di primissimo piano (nazionale e internazionale) come Enel che, recentemente, ha migrato circa 6000 server sul cloud.

Fatta questa fondamentale premessa, riunendoli in tre insiemi coerenti e strategici, ora riuniamo i principali vantaggi dell’integrazione tra sistemi di Cloud Computing e analisi dei Big Data:

 

1. Risparmi significativi di tempo e denaro

Acquistare e gestire un data center delle dimensioni sufficienti a un’analisi efficace dei Big Data può essere molto dispendioso. Senza contare, poi, le innumerevoli difficoltà tecniche relative alla manutenzione. Si tratta, insomma, di un ingente investimento in termini di costi, di tempo, e di personale specializzato. Con l’utilizzo del Cloud tutte queste responsabilità si spostano sul provider, che, nella stragrande maggioranza dei casi, ha un know-how ben più consolidato, e in costante aggiornamento. Di contro, l’azienda acquista questi servizi on-demand, in un’ottica pay-per-use: un modello che, come s’intuisce, riduce e ottimizza gli esborsi economici.

 

2. Incremento dell’efficienza e della flessibilità

Partiamo dalle fasi iniziali: l’installazione e l’esecuzione di un server locale può richiedere anche intere settimane. E già qui si annidano le prime efficienze. Pensate poi alla veloce obsolescenza delle tecnologie in fatto di archiviazione e gestione dei dati: da qui deriva la necessità di continui aggiornamenti. E, di nuovo, altre inefficienze e altri costi. Tutte queste problematiche con il Cloud Computing vengono meno: i provider, infatti, possono fornire in tempi rapidissimi le infrastrutture necessarie, tenendole in costante aggiornamento.

Ci sono poi gli aspetti della flessibilità e della scalabilità, che sono assolutamente centrali: in Cloud lo spazio di archiviazione può essere aumentato rapidamente, ma anche ridotto, a seconda delle esigenze. Quando si parla di integrazione tra Cloud e Big Data, non bisogna mai dimenticare che quello che si ha di fronte è un vero e proprio circolo virtuoso: i sistemi di Cloud Computing rendono più efficiente l’analisi dei dati, da un lato; ma, allo stesso tempo, aiutano a reperire nuovi dati, in volumi importanti, dalle fonti più disparate, in un’ottica omni-channel e smart. Ecco perché le companies più importanti e attente all’innovazione, in tutto il mondo, oggi si affidano quasi completamente al Cloud. Tra i altri grandi nomi, si pensi ad AirBnB e Uber, che con questi sistemi risolvono con successo tutte le complesse questioni di coordinamento dei loro processi e delle loro interfacce.

 

3. Sicurezza e privacy

Sicurezza e privacy sono i temi più delicati e scivolosi, quando si parla di raccolta e analisi dei Big Data. Bastano piccole disattenzioni, insospettabili punti deboli dell’infrastruttura o un mancato aggiornamento alle norme legali vigenti per scatenare delle vere e proprie tempeste. Tradotto: perdite di fatturato, perdita di clienti, crollo della loyalty e della reputation.

I fornitori di servizi di Cloud Computing più solidi affrontano queste questioni in maniera quotidiana, e con un attenzione irraggiungibile per le singole company. Ecco perché affidarsi a loro equivale a  garantirsi la massima tranquillità su questi fronti così spinosi.

Di nuovo: si risparmiano risorse e tempo; e si evitano gravose preoccupazioni.

 

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